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Il Bilancio Sociale

Pubblicato da Gabriele Tarantini in Governance e organizzazione con Nessun commento

Oggi è frequente sentire parlare di aziende che hanno un bilancio sociale, ma, spesso, non è chiaro cosa significhi: cerchiamo, dunque, di vedere insieme in quale contesto è maturata tale esigenza e di che cosa si tratta.

Il contesto della responsabilità sociale

Dal punto di vista socio-economico possiamo osservare che il sistema del libero mercato non ha portato al grado di equilibrio economico sperato, ma anzi ha prodotto alcune storture, evidenti soprattutto sul piano della gestione del lavoro e delle risorse ambientali.
Problematiche quali il decentramento selvaggio della manodopera, con lo sfruttamento dei lavoratori all’ultimo anello della catena e i pericoli legati alla loro sicurezza fisica, o il depauperamento delle materie prime hanno iniziato a farsi strada nei pensieri delle persone comuni.
Persone comuni – noi – con un grande potere, se solo lo volessimo esercitare: siamo infatti tutti consumatori e, come tali, in grado di scegliere i prodotti e i servizi che più ci aggradano.
Vale a dire che chi di noi è più sensibile a far sì che vi sia un uso, e non un abuso delle risorse, sia umane, che materiali, si orienterà verso acquisti “eticamente responsabili”, cioè di aziende che hanno manifestato e dimostrato con chiarezza il loro impegno a favore di tali tematiche.
Ecco, dunque, che nasce la figura del “consumatore etico”, che vuole informazioni e garanzie sulle condizioni della produzione e non si accontenta più del solo rapporto qualità/prezzo; o potremmo dire, forse, che guarda sempre al rapporto qualità/prezzo, ma nella parola qualità ha aggiunto altri valori, che un tempo non esistevano o erano meno visibili.
Tali scelte d’acquisto, che oggi fanno sempre più sia i consumatori finali, che i grandi committenti e gli investitori nel settore pubblico e privato, premiano le aziende “socialmente responsabili”.
Affermare il concetto di azienda responsabile, in sintesi, significa far sapere che si è capaci, pur perseguendo il proprio interesse, di contribuire al miglioramento delle relazioni con i soggetti con cui ci si rapporta.
È un po’ come considerare nostri clienti non soltanto i soggetti tradizionali, ma anche tutti gli interlocutori sociali, cioè coloro che hanno a che fare con la nostra attività.

Gli strumenti della responsabilità sociale

Ma come si fa a diventare socialmente responsabili ? Probabilmente la vostra azienda lo è già, ma non sa di esserlo: una ricerca condotta da Unioncamere indica, infatti, che circa la metà delle aziende contattate ha in essere almeno una forma catalogabile come iniziativa sociale.
Sotto questo nome possono nascondersi molte attività, che vorrei raggruppare in tre filoni:

  1. Iniziative locali e individuali
  2. Carte dei valori, codici deontologici, etici e di condotta

Bilanci sociali e di sostenibilità, sistemi di gestione della responsabilità sociale.
Possiamo poi citare anche le iniziative sui marchi di prodotto, di processo o di filiera, che solitamente sono parte di uno dei filoni precedenti.
Nel primo caso si tratta di attività di beneficenza, sponsorizzazioni di manifestazioni locali, donazioni, finanziamenti a progetti etici, collaborazioni gratuite, regali natalizi, partecipazioni a iniziative per la raccolta di fondi, azioni a favore dell’ambiente come il riciclo dei materiali, programmi di assistenza per il personale.
Sono attività lodevolissime, che però non sono quasi mai strutturate e continuative, non fanno massa, né garantiscono continuità all’azione, restando spesso ignote.
Nel secondo caso si tratta di strumenti valoriali, strumenti che esprimono cioè la volontà di rendere espliciti i valori fondativi dell’azienda e le sue regole deontologiche, dichiarandoli pubblicamente; sono un passo in avanti verso un percorso di più ampio respiro.
Nel terzo caso si tratta di strumenti di rendicontazione, strumenti che indicano cioè non solo cosa si crede e cosa si vuole fare, ma si dà anche conto dei risultati ottenuti.
Da una parte c’è il sistema di responsabilità sociale, con una sua propria normativa certificabile (SA8000): è un vero e proprio sistema di gestione, un po’ come il sistema qualità o quello ambientale, solo che invece che la qualità dei prodotti o dell’ambiente tutela la qualità del lavoro.
Dall’altra c’è, forse, il mezzo più semplice ed adatto alle piccole aziende: il bilancio sociale.

Il bilancio sociale

È uno strumento per confrontarsi con gli interlocutori, misurare il proprio comportamento sociale e comunicarlo al proprio pubblico; prende la forma di un documento che esprime la situazione di sostenibilità della propria attività dai tre punti di vista sociale, ambientale ed economico.
Elaborare un bilancio sociale (o di sostenibilità, se si vuole imprimere un più marcato accento ai tre punti di vista sopra accennati) non richiede di aderire ad una norma o di sottostare ad un obbligo ‘certificativo’, pur essendo possibile sia l’uno che l’altro: rappresenta, prima di tutto, la volontà di dialogare costruttivamente con chi lavora con noi.
Il modo più semplice di idearlo è, probabilmente, quello di pensarlo come un mezzo per aiutarci a rispondere alle nuove esigenze: del resto, se ci sono nuovi “clienti” è chiaro che ci sono nuove esigenze di cui tenere conto.
Ma chi sono questi nuovi clienti ? Possiamo raggrupparli in due categorie, pensando che alcuni hanno un impatto maggiore di altri sulla nostra azienda:

Interlocutori primari

  • Soci/Azionisti
  • Risorse umane
  • Clienti
  • Fornitori
  • Banche e istituti finanziari

Interlocutori secondari

  • Associazioni ed organizzazioni, sindacati
  • Comunità locale
  • Stato e P.A.
  • Ambiente.

Ecco, dunque, che prende forma un semplice metodo per creare un bilancio sociale:

  1. Capire quanti temi voglio affrontare e con chi li voglio discutere
  2. Confrontarmi con gli interlocutori più rappresentativi, per capire cosa pensano e cosa chiedono al nostro comune futuro
  3. Mettere a punto quelle informazioni che aiutino noi e loro a seguire la strada tracciata
  4. Comunicare quanto fatto e riprendere il percorso.

Vi sono diverse linee-guida che possono aiutare in queste attività, ed in particolare a trovare indicatori adatti alle proprie necessità: ad esempio, la soddisfazione del personale interno – che è uno dei nostri interlocutori principali – può essere misurata in maniera diretta, tramite colloqui o questionari, oppure in modo indiretto, tramite il tasso di assenteismo.
Così pure la puntualità di pagamento ai fornitori, piuttosto che i risparmi di energia sono altrettanti indicatori poco noti, ma che meritano di essere approfonditi nel bilancio sociale.
Riepilogando, sono diversi i vantaggi – anche per la piccola impresa – come ritorno dall’iniziativa:

  1. miglioramento dell’immagine, visibilità e reputazione
  2. ampliamento della fiducia e del consenso a nuove iniziative dell’azienda
  3. ampliamento dell’attrattiva sulla clientela e sul personale

riduzione del profilo di rischio e prevenzione di contrasti interni ed esterni.

Scritto da Gabriele Tarantini

Gabriele Tarantini

Consulente direzionale, docente master e autore di testi per il miglioramento organizzativo, i sistemi qualità e la gestione del rischio per aziende nazionali e multinazionali. Professionista di fiducia di associazioni imprenditoriali e di categoria, dirige la società Artea Srl ed è partner di AD&D Consulting Srl.

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